Le parole di Simone Valiante:
Sono stato tra i primi negli anni scorsi ad ipotizzare un ospedale di comunità per realtà più interne come Roccadaspide. Bisogna chiarirsi, tuttavia, sulla funzione di un ospedale di comunità finanziato dai fondi del Pnnr. È una struttura di ricovero della rete di assistenza territoriale che svolge di fatto una funzione intermedia tra l’ospedale ed il domicilio. L’esempio classico è quello dell’anziano, fragile con più cronicità, dimesso dall’ospedale, che non avendo nel proprio domicilio un livello di assistenza adeguata, anche per evitare una reospedalizzazione, trascorre un periodo medio di 20 giorni in una struttura protetta, dove viene assistito da un team di personale infermieristico e dai medici della continuità assistenziale in una turnazione, evidentemente già definita a monte con le Asl. Non ha specialistica al proprio interno ed è evidente che il modello funziona se hai una rete di assistenza territoriale, magari con un servizio di Elisoccorso per gli hub ospedalieri, in una offerta sanitaria complessiva. Le cose delle quale io parlo, in splendida solitudine da anni, riferendomi ai 5 ospedali o ex ospedali a sud della Provincia di Salerno, ma più in generale ai modelli organizzativi e alla legislazione regionale aggiornata che dovrebbe supportarli. Quali sono gli atti di programmazione regionale, la legislazione regionale aggiornata ad una sfida enorme di riorganizzazione che impone oggi il combinato disposto dell’attuazione del DM 70 e del DM 77, le convenzioni con la medicina generale, il regolamento regionale di organizzazione dei servizi dell’offerta territoriale e il modello aggiornato di emergenza urgenza, che sono funzionali ad un progetto di offerta sanitaria territoriale, anche per un’area vasta ed interna come quella che serve l’utenza dell’ospedale di Roccadaspide?