Di Mario Bamonte

Scopo del diavolo è quella di incatenarci l’anima, togliendoci la libertà, è il monito di papa
Francesco nell’Angelus di domenica.
Diverse sono le catene che possono stringerci il cuore: le “dipendenze, che rendono schiavi, sempre
insoddisfatti, e divorano energie, beni e affetti; le mode dominanti, che spingono a perfezionismi
impossibili, al consumismo e all’edonismo, che mercificano le persone e ne guastano le relazioni
[…] le tentazioni e i condizionamenti che minano l’autostima, la serenità e la capacità di scegliere e
di amare la vita; […] la paura, che fa guardare al futuro con pessimismo, e l’insofferenza, […]
l’idolatria del potere, che genera conflitti e ricorre ad armi che uccidono o si serve dell’ingiustizia
economica e della manipolazione del pensiero”. Queste catene ci seducono, dandoci l’impressione
di essere liberi, mentre, in realtà, ci rendono schiavi, perché dominano le nostre scelte: non sono più
io che scelgo, ma le catene mi costringono.
A liberarci da tali costrizioni è venuto Gesù, il quale ci insegna a non dialogare con il diavolo
perché “se tu ti metti a dialogare con lui – ci ricorda il papa – vince lui, sempre”. Pertanto, dinanzi
alle catene che opprimono il nostro cuore, dobbiamo invocare Gesù il quale, come per
l’indemoniato di Cafarnao, ci libera dall’oppressione del Nemico.