Si allunga l’elenco degli indagati per la morte di Rivaldo Rusi, il 26enne albanese ucciso nella notte tra domenica e lunedì scorsi a Foria di Centola, durante un tentativo di furto in una villetta isolata. Dopo il proprietario della casa, un imprenditore edile di 60 anni, che assistito dall’avvocato Antonello Natale ha confessato di aver sparato e di aver nascosto il cadavere, la Procura di Vallo della Lucania ha iscritto nel registro degli indagati anche il fratello, un uomo di 58 anni.

Il familiare dell’imprenditore è indagato per concorso nell’occultamento di cadavere: avrebbe infatti aiutato a nascondere il corpo di Rusi all’interno di una tinozza per il vino, poi occultata tra la vegetazione delle campagne di San Severino di Centola, a pochi chilometri dal luogo del tentato furto. A condurre i carabinieri nel punto esatto era stato lo stesso 60enne, al termine di un lungo interrogatorio durato oltre undici ore davanti al Procuratore Capo Francesco Rotondo.

Il terzo indagato è un albanese di 28 anni, complice della vittima, rimasto gravemente ferito durante l’irruzione nell’abitazione. Trasportato d’urgenza al Cardarelli di Napoli, è attualmente ricoverato e piantonato dalle forze dell’ordine. L’uomo, già latitante e ricercato in Toscana, ha iniziato a collaborare, fornendo una prima versione dei fatti agli investigatori. Il terzo componente della banda, invece, è ancora irreperibile e si è dato alla fuga subito dopo l’accaduto.

Intanto è stata fissata per domani mattina l’autopsia sul corpo di Rivaldo Rusi, che si trova all’obitorio dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania. Il medico legale Francesco Lombardo riceverà l’incarico ufficiale nelle prossime ore. Alla delicata operazione parteciperà anche un consulente nominato dalla famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Fabio Della Corte. Si tratta di un passaggio chiave per chiarire le cause esatte della morte e stabilire se i colpi esplosi dall’imprenditore siano riconducibili a una reazione immediata per legittima difesa o se siano avvenuti successivamente, in un contesto più complesso.

In attesa degli esiti degli accertamenti, la tensione resta altissima a Centola e in tutto il comprensorio cilentano. Subito dopo il ritrovamento del cadavere, la situazione in paese si è fatta incandescente, con decine di connazionali albanesi e conoscenti della vittima accorsi nei pressi dell’abitazione del 60enne. Sul posto si sono radunati anche amici e sostenitori dell’imprenditore, alcuni arrivati dai comuni vicini per proteggere lui e la sua famiglia, già bersaglio di minacce e intimidazioni.

Per motivi di sicurezza, l’imprenditore, la moglie e i due figli sono stati trasferiti in una località protetta fuori regione. Intanto, sui social network, si moltiplicano messaggi preoccupanti da parte di alcuni familiari e conoscenti della vittima, che inneggiano alla vendetta e invocano “giustizia di sangue”, alimentando un clima di paura e tensione.

«Aurelio Valiante è distrutto per l’accaduto — ha dichiarato l’avvocato Antonello Natale — Mai avrebbe voluto compiere un simile gesto. Non si capacita di come possa essere accaduto tutto questo».