Ha confessato e ha guidato i carabinieri nel luogo in cui aveva nascosto il corpo. È finita così la drammatica vicenda iniziata domenica notte a Foria di Centola, dove un tentativo di furto in villa si è trasformato in un caso di sangue. Ieri mattina il sessantenne protagonista della vicenda si è presentato alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Antonello Natale. L’uomo, visibilmente distrutto e in lacrime, ha affrontato un lungo interrogatorio, al termine del quale avrebbe ammesso di aver colpito a morte il 23enne albanese e di averne successivamente occultato il cadavere.
Con lui, i carabinieri e il Procuratore Capo Francesco Rotondo si sono recati nelle campagne di San Severino di Centola, nei pressi del campo sportivo, a qualche chilometro dal luogo del tentativo di furto. Sul posto anche il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Sapri, Emanuele Fedocci, e i colleghi di Sala Consilina con il Capitano Veronica Pastori.
Il corpo del giovane è stato rinvenuto all’interno di una tinozza per il vino, sigillata e interrata alla meglio tra la vegetazione. Una volta giunti sul posto e indicato il punto preciso, i carabinieri hanno potuto recuperare facilmente il cadavere.
Presente anche il medico legale Francesco Lombardo, che ha effettuato i primi rilievi prima del trasferimento della salma.
Il corpo è stato portato nella sala mortuaria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, dove è intervenuta anche la Scientifica proveniente da Salerno per gli accertamenti medico-legali.
Scene strazianti quando sul luogo del ritrovamento sono arrivati i familiari del giovane. La moglie e la suocera, distrutte dal dolore, hanno urlato tra le lacrime: «Il nostro ragazzo ha sbagliato, ma non doveva essere ucciso. E non in questo modo». Da tre giorni aspettavano notizie, sostando a lungo davanti all’abitazione del sessantenne, convinti che il corpo fosse nascosto lì. Invece, il cadavere era stato sepolto a qualche chilometro di distanza, nelle campagne isolate di San Severino.
Molti i dubbi ancora da chiarire. Come ha agito il sessantenne? Si è mosso da solo? Qualcuno lo ha aiutato? Le indagini proseguono, coordinate dalla Procura di Vallo, per accertare le responsabilità.
Fondamentali sono state le dichiarazioni del 28enne albanese, complice del giovane ucciso, ricoverato in gravi condizioni al Cardarelli di Napoli. Per lui, latitante e ricercato in Toscana è scattato l’arresto. Agli inquirenti e ai familiari avrebbe raccontato di essere stato colpito alla schiena durante il tentativo di furto e che il suo amico sarebbe morto sul colpo, probabilmente ferito al volto.
Resta da accertare se si sia trattato di legittima difesa o se il sessantenne abbia reagito in un contesto diverso, magari successivamente, fuori dai limiti della legge. Attualmente sull’uomo non è scattato alcun provvedimento dopo l’iscrizione nel registro degli indagati.
Intanto, la comunità di Foria e dell’intero Cilento resta sgomenta davanti a una vicenda dai contorni sempre più inquietanti, segnata da dolore, rabbia e domande ancora senza risposta. In paese cresce la tensione: da un lato chi condanna il gesto estremo del sessantenne, dall’altro chi lo descrive come un uomo esasperato dai furti, finito in un incubo.
Le indagini proseguono senza sosta. Si attendono gli esiti dell’autopsia e degli accertamenti balistici che potrebbero chiarire definitivamente la dinamica di quella notte di sangue, mentre il dramma continua ad alimentare paura e divisioni in una terra già provata da episodi di criminalità.