VALLO DELLA LUCANIA – All’indomani delle clamorose dimissioni della dottoressa Antonietta Sica dalla direzione dell’UOC di Medicina d’Emergenza e Urgenza dell’Ospedale “San Luca”, la vicenda continua a suscitare reazioni, opinioni divise e prese di posizione.
Tra queste, spicca la lettera – firmata in forma anonima – di un dipendente del San Luca, che ha deciso di rompere il silenzio “perché non tutelato da alcuna sigla sindacale”, ma spinto dal bisogno di difendere la dignità del proprio posto di lavoro.
Ecco il testo integrale della lettera, che riportiamo senza modifiche:
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“Sono un dipendente dell’Ospedale di Vallo della Lucania, che ha scelto di restare anonimo perché non tutelato da alcuna sigla sindacale, ma che sente il bisogno, con profonda amarezza, di esprimere un pensiero.
Mi rattrista profondamente vedere come si parli oggi del nostro ospedale. Un presidio che, fino a pochi anni fa, rappresentava un fiore all’occhiello per il territorio, un punto di riferimento sanitario di eccellenza, oggi si ritrova a dover fronteggiare problemi gravi, soprattutto legati alla carenza di personale. Chi lavora qui ogni giorno, con dedizione e sacrificio, sente il peso di questa crisi, ma anche la responsabilità di non restare in silenzio davanti a certe affermazioni.
Parlare oggi di “discriminazione di genere” all’interno del nostro ospedale è non solo fuori luogo, ma profondamente offensivo. Qui lavorano – e dirigono reparti – professioniste donne di altissimo livello. Basti pensare alle cinque donne che ricoprono il ruolo di direttore di struttura complessa: professioniste serie, competenti, rispettate. Sarebbe corretto ascoltare anche loro, per capire se si siano mai sentite denigrate o ostacolate. Anzi, sono esempi di valore e orgoglio per tutti noi.
Chi non conosce i fatti, farebbe bene ad astenersi dal commentare. E chi utilizza temi tanto delicati come la discriminazione per interessi personali o per costruirsi visibilità, non merita alcun rispetto. Si rischia di gettare ombre su un intero contesto lavorativo, screditando ingiustamente professionisti che ogni giorno danno il massimo.
È stata rimossa dal reparto una figura professionale competente, solo perché “non simpatica”: un gesto che ha lasciato sgomento. Una scelta che ha più il sapore della vendetta personale che non della giustizia. Allora la domanda da porsi è: chi sta davvero praticando discriminazione?
Forse andrebbe approfondita la storia di chi oggi accusa: quali sono state le sue precedenti esperienze in altri ospedali della stessa ASL? In quanti casi si sono verificate tensioni simili? È davvero giusto ignorare questo passato?
Chi guida oggi l’Ospedale di Vallo merita rispetto. Il Direttore Sanitario è una persona seria, capace, a modo, che ha sempre cercato il dialogo e il rispetto tra i professionisti. A lui va il nostro grazie.
Non è più tempo di giochi di potere né di narrazioni distorte. È tempo di verità, di rispetto per chi lavora, e di un’analisi seria da parte della Direzione Strategica su quanto accaduto negli ultimi mesi. Perché Vallo merita di tornare ad essere l’eccellenza che era. E lo merita chi ci lavora, ogni giorno, in silenzio.”
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Secondo quanto trapelato, la dottoressa Sica sarebbe pronta a ritirare le dimissioni. Tuttavia, resta da chiarire il destino dell’infermiere allontanato dalla stessa Sica, figura centrale anche nella lettera riportata. A quanto pare, proprio il reintegro dell’infermiere nel reparto di Pronto Soccorso, deciso dal Direttore Sanitario nel rispetto del protocollo, sarebbe uno dei motivi di contrasto tra i due, con la dottoressa che avrebbe parlato di “bossing”.
“Io torno, ma lui va via”: potrebbe essere questa la soluzione prospettata per sbloccare l’impasse. Al momento, però, nessuna conferma ufficiale è arrivata dai vertici dell’ASL.
Intanto, il clima all’interno dell’ospedale resta teso, tra solidarietà incrociate e divisioni evidenti, con personale, degenti e familiari che attendono sviluppi in grado di riportare serenità e operatività in un presidio da sempre considerato strategico per l’intero territorio cilentano.