L’imprenditore Augusto Ferrigno vittima delle violenze: per la Cassazione Mauro è colpevole, ora nuovo processo sull’agguato armato
La Corte di Cassazione – Seconda Sezione Penale – si è espressa sulla torbida vicenda del mercato ittico che ha travolto Mauro Gianni, già condannato in Appello insieme a Lammardo Biagio e Cataldo Donato per una serie di episodi criminali che hanno scosso il territorio tra l’agosto e il dicembre 2017.
Con la sentenza pronunciata ieri (Proc. n. 353/2025 R.G.), la Suprema Corte ha annullato con rinvio la parte della sentenza della Corte d’Appello di Salerno relativa all’agguato del 5 dicembre 2017 – ovvero l’esplosione di tre colpi d’arma da fuoco contro l’auto dell’imprenditore Augusto Ferrigno – ordinando un nuovo giudizio dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli. Si tratta dei capi 2 e 3 dell’imputazione, uno degli episodi più gravi e inquietanti del processo.
Ma Mauro non esce assolto: la Cassazione ha confermato in via definitiva la sua responsabilità penale per i reati di tentata estorsione (capo 1), detenzione di munizioni (capo 5) e concorrenza sleale con violenza e minacce (capo 4). Reati gravi, che raccontano di un clima intimidatorio esercitato sistematicamente nei confronti della parte civile, l’imprenditore Ferrigno – rappresentato dall’avvocato Antonio Boffa – già allora al centro di un contesto opprimente, fatto di pressioni, soprusi e minacce.
Nonostante l’annullamento parziale sulla vicenda armata, dunque, il nome di Mauro Gianni resta impresso nero su bianco tra i responsabili – in via definitiva – di aver tentato di estorcere, minacciare e intimidire Ferrigno per piegarlo, nel contesto delle dinamiche illecite attorno alla gestione del mercato ittico.
Una verità giudiziaria che pesa come un macigno, con la figura di Ferrigno ormai riconosciuta, per sentenza, come vittima conclamata di quelle manovre criminali.
Nei prossimi giorni si attendono le motivazioni della Suprema Corte sul rinvio relativo all’agguato armato, ma il messaggio è chiaro: per Mauro Gianni non c’è via di fuga dalle responsabilità penali accertate.
Il nuovo processo dovrà stabilire se tra quelle responsabilità vi sia anche l’attentato armato. Ma il marchio dell’infamia giudiziaria, quello, è ormai definitivo.