Pene per oltre 50 anni richieste dal Pm presso il Tribunale di Vallo della Lucania, Vincenzo Palumbo, per i componenti del «clan familiare» Marotta – Cesarulo coinvolti in una indagine relativa ad estorsione e usura ma anche furti e ricettazione. L’attività investigativa partita nel 2015 era stata posta in essere dai carabinieri della compagnia di Agropoli, coordinati dalla Procura vallese.
Stando alla ricostruzione fatta ieri in aula dal pubblico ministero, i soggetti indagati si sarebbero resi responsabili di condotte criminose ricostruibili sia dalle intercettazioni telefoniche che dalle testimoianze dei testi che hanno raccontato di prestiti con elevati tassi e fenomeni di estorsioni caratterizzati da gravi minacce. Contestati anche i reati di furti in gioiellerie ed altre attività commerciali e ricettazioni. “Pienamente provata la responsabilità di due batterie che si muovevano autonomamente furti di oro e gioielli e ricettazione degli stessi”X
Il Pm ha chiesto per Anna Cesarulo 5 anni di reclusione, 4 anni e mezzo per Bruno Marotta, 2 anni per Angelica Marotta e Filomena Marotta e Isabella Petrillo, per Romeo Santomauro 3 anni di reclusione, 3 anni e 900 euro di multa per Fausto Sacco, Garparro Roberta e Francesco Casertano. E ancora: per Marotta Isabella e Marotta Silvana chiesti 3 anni di reclusione, per Antonio Dolce 5 anni di reclusione e 10mila euro di multa, 5 anni e mezzo di reclusione e 12mila euro di multa per Alberico Dolce. Per Antonietta Marotta 5 anni e mezzo di reclusione e 12mila euro di multa, 5 anni e mezzo e 15mila euro di multa per Enzo Cesarulo. I componenti delle famiglie Marotta e Dolce sono difesi dagli avvocati Antonio Mondelli, Michele Sarno, Giuseppe Della Minica, Franco Maldonato e Annalisa Buonadonna che prenderanno la parola il prossimo 16 maggio.
Fondamentale la presenza nel processo dell’ufficio legale di Sos Antiracket Antiusura Salerno con l’avv. Picarella che si è costituita parte civile nel processo sia in rappresentanza dell’associazione in persona del Presidente Battaglini, che per le due vittime di usura ed estorsione, che sono state seguite fin dal momento della denuncia e per tutto l’iter processuale.
Rispetto ad alcuni capi di imputazione, a seguito di istanza formulata dalla difesa delle parti civili, l’iniziale imputazione di esercizio abusivo del credito è stata modificata nella più grave contestazione di usura aggravata ed estorsione.
Prestiti usurai ma soprattutto furti nelle gioiellerie l’affare principale del clan. Nel 2007 è un collaboratore di giustizia a raccontare il sistema delle famiglie rom di Agropoli. Di mira le gioiellerie sparse in tutta Italia. Qui il modus operandi era sempre lo stesso: dapprima si presentavano quali clienti delle gioiellerie, spendendo cifre ragguardevoli, per poi approfittare della fiducia carpita ed effettuare i furti. Anche la spartizione del bottino avveniva con un criterio ben preciso che rispettava la scala gerarchica. Due gruppi, nell’ambito della stessa famiglia. In alcuni casi in concorrenza anche tra di loro, soprattutto nei colpi al nord Italia. Una spiccata propensione all’intimidazione nei confronti della popolazione locale e spregio nei confronti dell’autorità costituita che ha determinato, negli anni, un potere complessivo che ha notevolmente inciso sul tessuto sociale agropolese. Sempre a carico del clan Marotta ci sono altri processi in corso. I componenti sono stati accusati anche di minacce nei confronti delle forze dell’ordine e dell’allora sindaco Adamo Coppola. Per la prima volta è contestata ad una comunità rom italiana l’aggravante del metodo mafioso.