Perdonare sempre è il monito lasciato da papa Francesco nell’Angelus di domenica. Lo stesso invito che spesso rivolge ai sacerdoti: “Perdonate sempre come perdona Dio”.

La necessità di tale sconfinato perdono viene della parabola che la liturgia domenicale propone. Del re, capace di condonare lo smisurato debito del suo sottoposto, un debito impossibile da saldare. Un re, che nel linguaggio figurato delle parabole rappresenta Dio, capace di un amore immenso, del resto questa è la pedagogia di Dio, il suo modo di agire: “Questo è il cuore di Dio: perdona sempre perché Dio è compassionevole”.

La parabola continua con l’incapacità del condonato, di essere a sua volta misericordioso nei confronti del compagno in debito con lui di una cifra infinitamente minore. La stessa nostra incapacità, come peccatori perdonati, di condonare il debito del prossimo nei nostri confronti. Incapaci di imitare Dio e vivere il nostro essere cristiani: “Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano”.

Tante volte la pace del nostro cuore è turbata da risentimenti che come ferite lasciano sanguinare il nostro cuore, molto spesso siamo avvelenati dal rancore, ma ci ricorda Francesco: “Il perdonoè l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società”.

Mario Bamonte